Ricerca – Master Unipd https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana Sicurezza Urbana e Contrasto alla Violenza Wed, 13 Oct 2021 08:39:33 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.0.22 https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/wp-content/uploads/2020/07/cropped-logo-master-sicurezza-urbana-rosso-senza-scritta-857quad-300dpi-32x32.png Ricerca – Master Unipd https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana 32 32 Libro “Cattive acque. Contaminazione ambientale e comunità violate” in download gratuito https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/1778-2/ Tue, 27 Jul 2021 16:50:03 +0000 http://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/?p=1778

Il Master in Sicurezza urbana e contrasto alla Violenza e Padova University Press offrono in download gratuito il libro curato da A. Zamperini e M. Menegatto “Cattive acque. Contaminazione ambientale e comunità violate”. Nel nuovo volume è pubblicato il nuovo studio del Prof. Adriano Zamperini e la Dott.ssa Marialuisa Menegatto sulla contaminazione da PFAS in Veneto. “Questo libro ci aiuta a evitare che i composti perfluoroalchilici impermeabilizzino, oltre che le pentole e le giacche a vento, anche le nostre coscienze” (dalla Presentazione di Telmo Pievani).

Padova University Press

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Al XIII Convegno Nazionale SIPCO presentiamo il Progetto CHR https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/al-xiii-convegno-nazionale-sipco-presentiamo-il-progetto-chr/ Wed, 02 Jun 2021 09:12:27 +0000 http://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/?p=1680 SIPCO Società Italiana di Psicologia di Comunità dall’8 al 10 settembre 2021 ha organizzato  il XIII Convegno Nazionale, dal titolo: Oltre le distanze. Le comunità tra separazione e solidarietà.

Sarà un momento di approfondimento e di riflessione scientifica sulle emergenze e le dimensioni della comunità, i diritti umani, la salute e il benessere con un approccio di comunità con l’ambiente e tutela del territorio, oltre che a partecipazione, civic engagement, convivenze, reti sociali e molto altro.

Sarà un luogo privilegiato di incontro tra diversi bisogni della società contemporanea.

Adriano Zamperini Direttore Master SUV e Marialuisa Menegatto Coordinatrice didattica e scientifica Master SUV, insieme ad un gruppo di giovani studiosi, Alumni e corsisti del Master SUV, presenteranno il contributo “Community Health Resilience (CHR). La contaminazione ambientale da Pfas in Veneto: stress psicosociale e assistenza alla popolazione”.

Il convegno si svolgerà in modalità duale,  presso L’Università degli Studi di Firenze.

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Cucine popolari e Master SUV. Avviato un progetto di ricerca per favorire reti, relazioni, collaborazioni https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/cucine-popolari-e-master-suv-avviato-un-progetto-di-ricerca-per-favorire-reti-relazioni-collaborazioni/ Thu, 20 May 2021 07:55:02 +0000 http://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/?p=1661 Intervista alla Dott.ssa Marialuisa Menegatto Coordinatrice didattica e scientifica del Master e coordinatrice del progetti in sicurezza con le Cucine Economiche Popolari di padova. Avviato un progetto di ricerca, voluto dalla Fondazione Nervo Pasini e portato avanti dall’Università di Padova, per individuare linee guida per le Cucine popolari in relazione al contesto in cui si trovano. Tra gli obiettivi: migliorare la percezione esterna delle Cucine e favorire reti, relazioni, collaborazioni con altri enti e servizi del quartiere. Per superare i pregiudizi. “Abbiamo molto da imparare sul tema della sicurezza interna ed esterna, ma abbiamo anche molto da dare in termine di patrimonio umano. Questo è un progetto sfidante che ci permette di capire meglio come garantire il benessere interno ed esterno delle Cucine”.

Vulnerabilità, sicurezza, relazione, buone pratiche, persona. Sono alcune delle parole chiave del progetto triennale di studio e ricerca voluto dalla Fondazione Nervo Pasini per le Cucine economiche popolari siglato con l’Università di Padova e più specificatamente con il Master in sicurezza urbana e contrasto alla violenza del Dipartimento di filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata, sezione di Psicologia applicata, diretto da Adriano Zamperini e coordinato da Marialuisa Menegatto.

«L’idea è nata da un convegno di Avvocato di strada cui ho partecipato – spiega suor Albina Zandonà, direttrice delle Cucine economiche popolari – In quell’occasione mi hanno colpito le parole di Adriano Zamperini: diceva che per aumentare la sicurezza non bisogna far leva sulla forza, ma sulla relazione. La giusta prospettiva, quindi, non è aumentare il controllo, perché così erigo un muro contro muro, ma puntare a “come ti accolgo” perchè l’ospite non è qualcuno da gestire, ma una persona con cui mettersi in relazione». Al centro quindi sempre la persona, che va considerata con rispetto e riconosciuta nella sua dignità.

«È importante definire il tema nel quale si colloca il progetto – specifica Marialuisa Menegatto, coordinatrice del Master in sicurezza urbana e contrasto alla violenza – che è quello della sofferenza urbana prodotta da marginalità e povertà. Le Cucine economiche popolari sono un servizio a bassa soglia della rete urbana del comune di Padova. Un servizio ai tanti concittadini vulnerabili che si trovano a fronteggiare periodi difficili della propria vita. Oggi ancora di più, dopo che la pandemia ha creato situazioni di precarietà inaspettate: dalla persona che ha perso il lavoro stabile all’anziano che vive in solitudine con un introito economico non soddisfacente. È un servizio rivolto a tutti, un pilastro molto importante che contribuisce a creare rete di sicurezza sociale con altre realtà. Una struttura necessaria per includere una parte sofferente di cittadinanza, che per diverse ragioni presenta gradi diversi di vulnerabilità. Non è luogo marginale per segmenti specifici della popolazione e l’emergenza sanitaria in corso ce lo sta proprio sottolineando». Fondamentale per il servizio è, infatti, la capacità di rimodularsi e riorganizzarsi per stare al passo dei cambiamenti psicologici, antropologici, economici, storici. «Le Cucine – ribadisce la docente – devono avere un ruolo di inclusione e di attrazione e non ci si deve vergognare della povertà, il disagio non deve essere condizione di biasimo sociale, ma condizione che purtroppo può colpire tutti per motivi diversi e in diverse fase della vita».

È in questo quadro generale che il progetto affronta il tema della sicurezza, in tutte le sue sfaccettature. Sicurezza degli operatori, dei volontari, dei beneficiari, delle strutture e del territorio. Sicurezza e protezione sociale perché la vulnerabilità è insicurezza e disagio che può compromettere il benessere di individui, famiglie e comunità. In particolari contesti, in determinate situazioni, diventa importante riuscire a intercettare possibili traiettorie di vittimizzazione che possono poi sfociare in comportamenti a rischio o estremi per se stessi e per gli altri.

Al progetto partecipano attivamente anche tre tirocinanti – Giulia Tosoni, Mara Mezzani e Ilaria Macchitelli – che dopo una prima fase di attività di formazione con gli operatori, ora stanno procedendo con l’analisi del contesto urbano, della percezione del territorio, dello “stigma sociale” e un’attività di ricerca sui bisogni specifici dei beneficiari. Una fotografia quindi ampia e completa degli ospiti e un’analisi della comunicazione del contesto in cui le Cucine popolari sono inserite al fine di “pulire” alcune informazioni stereotipate e superare preconcetti. Il tutto, sempre, nell’ottica dell’inclusione.

Da questa prima fase di lavoro già si capisce che gli intenti del progetto sono diversi: migliorare la percezione esterna della struttura, anche rispetto a pregiudizi che facilmente nascono attorno a contesti che hanno a che fare con forme e situazioni di povertà; dare alle situazioni di disagio e vulnerabilità una giusta collocazione nel contesto storico oltre che urbano; favorire reti, relazioni, collaborazioni con altri enti e servizi del quartiere. «È un cammino che in realtà le Cucine popolari hanno intrapreso già da tempo – afferma don Luca Facco, presidente della Fondazione Nervo Pasini – Abbiamo molto da imparare sul tema della sicurezza interna ed esterna, ma abbiamo anche molto da dare in termine di patrimonio umano. È un progetto sfidante che ci permette di capire meglio come garantire il benessere interno ed esterno delle Cucine e come creare buone relazioni nel vicinato».

«Gli studi sulla sicurezza urbana – conclude Marialuisa Menegatto – partono dal presupposto che la persona è inserita in un ambiente ed è in relazione in una forma di convivenza urbana che non sempre è idilliaca, ma può avere aspetti critici. La persona va considerata sempre in un contesto, mai isolata. Come ricercatrice la parte migliore di questo lavoro è la ricaduta della ricerca stessa che ha un ritorno in termini di utilità sociale. Laddove si può migliorare, anche di poco, situazioni difficili, credo che siamo chiamati a farlo con professionalità e specializzazione».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: https://www.difesapopolo.it/Diocesi/Cucine-popolari-e-universita.-Avviato-un-progetto-di-ricerca-per-favorire-reti-relazioni-collaborazioni?fbclid=IwAR2cchjvqfMU1Y2uB4m-Tl1nybULQzHLeDNU4dKsVo08_6qr4G-gazal_d4
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La povertà non è una sola. Esclusione sociale e isolamento acuiscono la sofferenza urbana https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/la-poverta-non-e-una-sola-esclusione-sociale-e-isolamento-acuiscono-la-sofferenza-urbana/ Tue, 18 May 2021 06:36:06 +0000 http://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/?p=1658 Il Direttore del Master Prof. A. Zamperini intervistato da Il Bo Live risponde su povertà urbana e disagio urbano. La necessità di progetti di recovery per eliminare i fattori di marginalità e di esclusione attraverso interventi mirati di coesione sociale e di convivenza civile.

Nell’ultimo anno c’è stato un aumento di povertà in tutta Italia, anche a causa della crisi finanziaria e sociale prodotta dal Covid. La sofferenza e la povertà all’interno dei contesti urbani non riguardano solo il mancato benessere dal punto di vista economico, ma sono anche dovuti alla mancanza di inclusione e alla presenza di stigmi rivolti ad alcuni gruppi di persone. La povertà in Italia, quindi, va considerata come una forma di esclusione sociale molto articolata e complessa, dove non è solo il versante economico ad avere un peso.

Ma quali sono i meccanismi che producono povertà e disagio sociale? E come si può agire a livello di comunità per contrastarli? Lo abbiamo chiesto al professor Adriano Zamperini, direttore del master in Dirigente della sicurezza urbana e contrasto alla violenza all’università di Padova, all’interno del quale è nato un progetto di ricerca triennale, in collaborazione con la Fondazione Nervo Pasini, titolare delle Cucine economiche popolari (CEP) di Padova.

Il professor Zamperini parte da una premessa: “siamo abituati a pensare che la povertà sia sostanzialmente un problema di mancato accesso a un certo tipo di benessere economico e ad associare, quindi, i problemi economici al disagio prodotto dalla povertà. Bisogna tener presente, invece, che lo scenario legato al tema della povertà è molto mutato in questi ultimi anni come conseguenza del cambiamento delle stesse città in seguito a fenomeni come lamigrazione. Dai report prodotti dagli organismi internazionali negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, infatti, la povertà sembrava qualcosa di facilmente superabile (almeno nei paesi occidentali) perché legata appunto al guadagno di un certo tipo di benessere economico.

In realtà, sappiamo che negli ultimi quarant’anni, a partire dalla crisi petrolifera, la situazione è cambiata. La povertà, quindi, non è un fenomeno residuale che colpisce quegli individui e famiglie che non riescono a raggiungere una certa stabilità economica per motivi personali o culturali, ma viene considerata, piuttosto, come un fenomeno alimentato da meccanismi di esclusione e processi di marginalizzazione che colpiscono diversi segmenti della popolazione a seconda delle città e dei contesti di riferimento: pensiamo alle minoranze etniche, agli immigrati, ma anche agli anziani, ai giovani scarsamente istruiti, alle madri sole, ai disoccupati.

La povertà urbana, che è ciò che produce il disagio urbano, non è dovuta perciò solo alla concentrazione di poveri nelle città, ma al fatto che le stesse città mettono in atto delle dinamiche sociali che producono un particolare tipo di povertà. Questa condizione è inoltre causa di un grande logoramento delle interazioni sociali che produce isolamento e distacco dalle risorse della comunità ospitante.

Un esempio di questo fenomeno riguarda appunto gli anziani, che solitamente non vengono considerati tra le persone colpite da queste dinamiche. In realtà, proprio a causa dei grandi cambiamenti intercorsi a livello di città e società, queste persone oggi vivono forme molto gravi di isolamento. Si trovano infatti davanti a un mondo che si è mosso rapidamente, con grandi accelerazioni. Lo sviluppo della tecnologia al tempo del Covid ha contribuito ad aumentare l’esclusione sociale degli anziani, che sono sempre più chiamati a interagire con dei sistemi che non prevedono la presenza fisica, ma la distanza”.

Uno dei motivi per cui si producono meccanismi di esclusione e isolamento di alcune persone riguarda anche la presenza dello stigma sociale spesso legato alle persone che vivono in povertà.

“Lo stigma è un segno di discredito che rimane incollato a qualcuno e che lo indica come un soggetto da tenere a distanza”, spiega il professor Zamperini.Oggi, esiste un grande stigma attorno alla povertà, che storicamente è considerata propria di persone incapaci o nullafacenti o che volevano vivere di espedienti. Per eliminare questo stigma negativo, quindi, bisogna capire che la povertà è un fenomeno che accomuna persone che possono avere delle traiettorie esistenziali molto diverse.
Sappiamo infatti che oggi esistono molte forme di povertà ed esclusione sociale prodotte da quelli che in letteratura si chiamano eventi svolta. Si tratta di avvenimenti che irrompono in modo brutale nella biografia di ognuno di noi provocando gravi ripercussioni, come un licenziamento, uno sfratto, la morte del coniuge o l’abbandono scolastico.

Considerare queste situazioni dovrebbe aiutarci a capire che il povero non è colui che è inabile o che vuol vivere di espedienti perché non ha voglia di lavorare o ne è incapace. Se osserviamo da vicino tutti questi percorsi biografici, ci rendiamo conto che abbiamo a che fare con molte persone che hanno subito degli eventi svolta che hanno avuto un impatto biografico molto importante e che li hanno instradati verso un percorso di marginalizzazione ed esclusione sociale.
Per questo è molto importante avere delle risorse a livello locale che possano diminuire il peso di questi fenomeni, limitandone la portata negativa”.

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Un progetto di sicurezza urbana Unipd – Cucine economiche popolari https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/un-progetto-di-sicurezza-urbana-unipd-cucine-economiche-popolari/ Sun, 16 May 2021 09:38:56 +0000 http://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/?p=1655 l master Unipd Dirigente della sicurezza urbana e contrasto alla violenza (Dipartimento di Filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata) ha avviato un progetto di ricerca e studio in collaborazione con la Fondazione Nervo Pasini, titolare delle Cucine economiche popolari di Padova.

Il progetto triennale (2020-2023) si propone l’obiettivo di emanare linee guida per le Cucine economiche popolari in relazione al contesto urbano in cui si trovano, anche relativamente a procedure di sicurezza in tutte le sue sfaccettature: degli operatori e dei beneficiari, delle strutture e del territorio. Ci si propone quindi di elaborare un modello di riferimento organizzativo e di intervento che possa essere condivisibile e adatto anche ad altre realtà di bassa soglia.

Procedure e linee guida, quindi, che possano aiutare a migliorare la percezione esterna della struttura, anche rispetto a un immaginario che si crea attorno a contesti che hanno a che fare con forme e situazioni di povertà; a collocare le situazioni stesse di povertà e vulnerabilità nel contesto storico oltre che urbano; a favorire reti virtuose e collaborazioni tra enti, servizi e persone.

Ecco che il progetto si propone di elaborare azioni e strumenti per prevenire e gestire situazioni critiche e trovare le buone pratiche per assicurare un equilibrio tra le principali esigenze di una struttura come quella delle Cucine economiche popolari: tutelare i diritti umani delle persone beneficiarie dei servizi in forma accogliente e inclusiva; garantire una pacifica convivenza all’interno e all’esterno delle strutture; assicurare la sicurezza di di staff (operatori, suore e volontari), beneficiari dei servizi e residenti nelle prossimità.

Che più concretamente significa mettere a punto strategie e operatività di sicurezza interna ed esterna che riducano al minimo eventuali problematiche e garantiscano l’obiettivo primario della realtà sociale. Come? Individuando modelli operativi di sicurezza, chiarendo funzioni e compiti dei diversi attori in campo (istituzioni comprese), favorendo le reti tra i diversi servizi presenti nel territorio, formando e sostenendo gli operatori nella gestione dei possibili conflitti, dello stress, delle relazioni di aiuto e anche nella percezione della sofferenza urbana.

Il master in Sicurezza urbana e contrasto alla violenza è diretto da Adriano Zamperini e coordinato da Marialuisa Menegatto.

https://www.unipd.it/news/cucine-economiche-popolari?fbclid=IwAR3Ghq_gjohOf1eSxS_9P8LJJyXMiDv0IHH0Ar7VmL10gQ502LU9pagj4fk

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SICUREZZA NEI SERVIZI A BASSA SOGLIA https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/sicurezza-nei-servizi-a-bassa-soglia/ Sun, 16 May 2021 09:27:50 +0000 http://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/?page_id=1651 Emanazione di linee guida e protocolli di sicurezza nei servizi a bassa soglia nella presa in carico del disagio urbano. Le Cucine Economiche Popolari di Padova e il territorio urbano per una nuova cittadinanza inclusiva.

Vulnerabilità è una parola usata per indicare il versante fragile di ogni essere umano, tradizionalmente impiegata per descrivere le condizioni precarie e incerte in cui versano persone bisognose di protezione. Oggi, ampi e variegati sono i gruppi umani inclusi sotto l’ampio ombrello della vulnerabilità: senza dimora, malati di mente, anziani, minoranze etniche, migranti.

Gli studi urbani definiscono la vulnerabilità come insicurezza e disagio che, generandosi di fronte a un ambiente che cambia, compromettono il benessere di individui, famiglie e comunità. I cambiamenti ambientali che minacciano il benessere possono essere ecologici, economici, sociali e politici e possono assumere la forma di shock improvvisi, anche con tendenze a lungo termine.

Le Cucine Economico Popolari rappresentano una struttura/nodo a “bassa soglia” della rete urbana del Comune di Padova che si occupa di erogare una serie di servizi primari a persone vulnerabili, attorno alla quali si condensa uno stretto vivere comunitario.

Uno degli obiettivi più delicati e complessi per le strutture di accoglienza a bassa soglia come le CEP è quello di garantire l’equilibrio di sistema, ovvero costruire e mantenere un ambiente interno ed esterno sicuro per tutti, personale, utenti e abitanti prossimali, sia in tema di security che di safety, tutelando contemporaneamente i diritti umani delle persone interessate nella piena accoglienza e inclusione.

Così si rende necessaria l’applicazione di procedure e di strumenti per la prevenzione e gestione di “momenti critici” o “incidenti relazionali” che possono accadere all’interno o all’esterno delle CEP.

Quindi dal versante organizzativo urbano il personale delle CEP si trova a dover bilanciare tre aspetti diversi e fondamentali:

  1. Tutelare i diritti umani delle persone interessate nella piena accoglienza e inclusione.
  2. Mantenimento della sicurezza interna e esterna garantendo una pacifica convivenza umana.
  3. Assicurare la protezione di tutte le parti coinvolte (staff, utenti, residenti).

COORDINAMENTO SCIENTIFICO-ORGANIZZATIVO
Prof. Adriano Zamperini
Dott.ssa Marialuisa Menegatto

PARTNER
Fondazione Nervo Pasini, Cucine Economiche Popolari Padova

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Sicurezza ambientale. Disastri e sofferenza umana: dal caso Pfas in Veneto. Giornata di studi aperta. Programma mattino https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/sicurezza-ambientale-disastri-e-sofferenza-umana-dal-caso-pfas-in-veneto-giornata-di-studi-aperta-prima-parte/ Fri, 09 Apr 2021 07:48:20 +0000 http://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/?p=1593 Al via il nuovo modulo in Sicurezza ambientale! sabato 10 aprile con una giornata di studi online interamente dedicata alla sicurezza ambientale, ai disastri tra psicologia sociale, con le due nuove prospettive di violenza eco-psicologica e crisi detemporalizzata, e la green criminology. Partiremo dal Caso Pfas in Veneto.

L’iniziativa è organizzata dal Master in Dirigente della sicurezza urbana e contrasto alla violenza, Università degli Studi di Padova, Dipartimento FISPPA, Sezione di Psicologia Applicata.

Programma:
PRIMA PARTE- MATTINO

Disastri tecnologici e sofferenza umana: il caso Pfas in Veneto
9:00 Presentazione del volume
Cattive acque. Contaminazione ambientale e comunità violate
con i curatori Adriano Zamperini e Marialuisa Menegatto
Università degli Studi di Padova

Intervengono:
10:00 Francesco Bertola
Medico ematologo – Presidente ISDE Vicenza
Medicina e ambiente. Pfas e i rischi per la salute
10:30 Michele Musolino
Psicologo, MA in Dirigente della sicurezza urbana e contrasto alla violenza
Sicurezza ambientale e disastri ecologici
11:00 Michela Piccoli con Monica Graizzaro
Rappresentanti Gruppo Mamme NoPfas
Convivere con l’incertezza. Cittadini e genitori in un territorio inquinato
11:30 Giovanni Cecchi
Antropologo – Università degli Studi di Bologna Figlio attivisti Gruppo Mamme NoPfas
La salute al contrario. Le Mamme NoPfas e il disastro ambientale nel contesto Veneto
12:00 Matteo Ceruti
Avvocato, rete Lpteam
Diritto e giustizia ambientale: il caso Pfas
12.30 Conclusioni

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RICERCA https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/ricerca/ Thu, 11 Jun 2020 09:49:00 +0000 http://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/?page_id=826 COMMUNITY HEALTH RESILIENCE https://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/community-health-resilience-pfas/ Thu, 11 Jun 2020 09:09:22 +0000 http://fisppa.psy.unipd.it/DirigenteSicurezzaUrbana/?page_id=745 The Community Health Resilience Study (CHR)

La contaminazione ambientale da PFAS in Veneto: benessere e qualità della vita

 

La contaminazione da Pfas impone una drammatica esperienza di vulnerabilità perché la contaminazione riguarda beni come il cibo o l’acqua insostituibile per la nostra sopravvivenza.

E quando avvelena l’organismo di bambini e bambine, madri e padri, danneggiando intere comunità, innesca nella popolazione risposte di profonda sofferenza e grande disagio: paura e incertezze per gli effetti sulla salute, stigmatizzazione e isolamento perché abitanti di un territorio contaminato e quindi pericoloso, frustrazione per la ricerca di responsabilità e per il riconoscimento del danno subito.

Come conseguenza, la qualità della vita di queste popolazioni peggiora drasticamente. In modo particolare, un disastro da contaminazione ambientale coinvolge una serie di processi psicologici responsabili del deterioramento della qualità di vitaIl progetto Community Health Resilience (CHR) intende comprendere l’esperienza di individui, famiglie e comunità esposte a eventi di contaminazione da PFAS.

Obiettivo dello studio: ampliare la conoscenza scientifica circa l’impatto della contaminazione sul benessere, la qualità della vita della popolazione. 

In particolare si intende analizzare l’impatto psicosociale del disastro e i fattori cumulativi in termini di stress psicosociale, e cronicizzazione.

 

Prof. Adriano Zamperini – coordinatore scientifico
Dott.ssa Marialuisa Menegatto – coordinatrice scientifica

 


The Community Health Resilience (CHR) study, è un progetto di ricerca condotto dal Dipartimento FISPPA Sezione di Psicologia Applicata, dell’Università degli Studi di Padova e il Master in Sicurezza urbana e contrasto alla violenza.
Verranno richieste informazioni che saranno trattate secondo la normativa vigente per la tutela della privacy (D. Lgs 196/2003 e UE GDPR 679/2016 sulla protezione dei dati personali e dell’art. 9 del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani). Responsabile del progetto è il Prof. Adriano Zamperini, Via Venezia, 14 35131 – Padova – Italia. Il responsabile della ricerca si impegna ad adempiere agli obblighi previsti dalla normativa vigente in termine di raccolta, trattamento e conservazione di dati sensibili.

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