Liti stradali, cronache dell’assurdo
Pubblicato dall’Agi (Azienda Giornalistica Italia) il 13 settembre 2019, ecco il contributo del professor Adriano Zamperini, direttore del Master in Dirigente della sicurezza urbana e contrasto alla violenza.
Sono in aumento in Italia le aggressioni gravi per liti stradali tra automobilisti. Ad aggiornare i dati – all’indomani dell’omicidio di un ventottenne, accoltellato per una mancata precedenza ad Andria – è l’Asaps, l’Associazione amici sostenitori della polizia stradale.
Nel primi otto mesi di quest’anno l’Osservatorio dell’Associazione ha registrato 103 episodi a seguito dei quali 5 persone hanno perso la vita e 110 sono rimaste ferite. Giovanni Di Vito, il 28enne tranese accoltellato il 12 settembre, è la sesta vittima dell’anno.
In tutto il 2018 l’Osservatorio Asaps aveva registrato 181 aggressioni gravi per liti stradali fra automobilisti per un bilancio di 5 morti e 223 feriti, 40 dei quali hanno riportato lesioni molto gravi. In 29 casi (16%) uno dei protagonisti era straniero. In 33 casi (18,2%) gli aggressori hanno utilizzato armi proprie (pistole, coltelli, ecc.), in 28 episodi (15,5%) armi improprie (mazze, ombrelli, cacciavite o la stessa vettura).
Intanto la polizia ha fermato il presunto omicida di Di Vito: è un 50enne di Andria che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, ha colpito il giovane con una coltellata al petto, durante una lite scoppiata per una mancata precedenza all’altezza della rotonda di via Puccini, nella cittadina pugliese.
L’aggressione è avvenuta sotto gli occhi della moglie e del figlioletto di Di Vito, che erano in auto con lui, e di decine di passanti. Il presunto omicida sarebbe stato individuato dai poliziotti mentre era ancora nella sua auto, una Mercedes. Era già noto alle forze di Polizia per piccoli precedenti ed è stato rintracciato grazie alle testimonianze e ai filmati delle telecamere di videosorveglianza.
“L’episodio colpisce per la sproporzione tra la banalità del motivo, una mancata precedenza, e la violenza della reazione ma non dobbiamo farci accecare dalla gravità dell’accaduto: si tratta di un evento ‘sentinella’, che dovrebbe farci riflettere su quanto con il tempo ci siamo impoveriti della capacità di stare con gli altri” dice Adriano Zamperini, docente di Psicologia sociale all’Università di Padova all’AGI a proposito dell’aumento dei casi di aggressività al volante, fenomeno conosciuto dagli addetti ai lavori con il nome di “road rage” (rabbia da strada).
Quasi sempre ‘limitato’ a insulti e minacce verbali, ma sempre più spesso pronto a degenerare in gesti di vera e propria violenza. “C’è un aspetto culturale di cui tener conto” premette Zamperini “ovvero il fatto di vivere in un’epoca in cui è sempre meno il rispetto per tutte quelle norme non scritte che danno a ciascuno una segnaletica interpersonale per potersi muovere in pubblico. Si dà uno spazio sempre più grande, con enfasi malposta, all’individuo, e l’individuo finisce con il muoversi nello spazio come se gli altri gli fossero da disturbo, come se rappresentassero degli ostacoli alla vita quotidiana”.
D’altro canto, “la nostra è una società che fa sempre più fatica a reggere il conflitto, la divergenza di opinioni che è alla base di una normale vita di relazione: ci sono persone che hanno sviluppato un determinato stile di vita e che, non in grado di sostenere una normale dialettica, tendono a superare tutto ciò che si frappone loro e a silenziare l’altro. Lo vediamo sul lavoro, nella scuola, negli spazi pubblici e, appunto, sulle strade dove l’altro automobilista viene vissuto come ‘rivale'”.
Anche il mezzo, e l'”investimento personale” su di esso, hanno la loro importanza: “l’auto viene vissuta da molti come un prolungamento di se stessi – prosegue il docente – persino un semplice graffio sulla carrozzeria può essere subito come una ferita e innescare una risposta sproporzionata. E l’auto è anche un involucro protettivo, un guscio, una corazza: persino a livello pubblicitario si accredita l’idea che la città sia una giungla e che solo la propria macchina consenta di muoversi in sicurezza. Chi ‘minaccia’ questa sicurezza, innesca una reazione”.
Ma ci sono persone più esposte di altre a restare vittime della ‘road rage’? “Sicuramente – conclude Zamperini – ci sono individui con livelli di irascibilità molto più accentuata di altri, che reagiscono con violenza a determinate situazioni, e anche il consumo di alcol o droghe può essere un elemento scatenante. Ma il traffico, le code, la mancanza di un parcheggio sono problemi quotidiani di tanti automobilisti. E chiunque, in certi casi, può potenzialmente reagire in modo scomposto”.
Articolo tratto da: https://www.agi.it/cronaca/quanti_omicidi_liti_stradali-6182571/news/2019-09-13/?fbclid=IwAR3pKOK-R9ul_3SLGROrCb_6yVL8LtxV5hsSc0ls5SZCrXlh_i9NbIKHd88